7 aprile 2020

STEP #07 - Nella letteratura poetica

Constatata già nei precedenti post facilità del verbo tessere nel creare espressioni figurate e metafore, diversi sono gli esempi dell'utilizzo di tale verbo all'interno di opere poetiche.
Ricordiamo ad esempio Gabriele d'Annnunzio in un passo tratto da Forse che sì forse che no:


"I balestrucci tessevano e ritessevano l'azzurro tra il duomo e la rocca."

Il 
termine è chiaramente utilizzato come metafora per descrivere il volo degli uccelli, che "intrecciano" le loro traiettorie in cielo come si intrecciano i fili nel telaio.


Troviamo traccia del termine anche nella celeberrima poesia di Giacomo Leopardi, A Silvia, dove in una strofa il poeta scrive:

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte, ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d'in su i veroni del paterno ostello porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.

Mirava il ciel sereno, le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch'io sentiva in seno.


La fanciulla è ritratta dal poeta durante l'attività di tessitura appunto, testimonianza del fatto che all'epoca fosse una pratica domestica femminile molto comune.



                                     Gabriele D'Annunzio - Wikipedia        Giacomo Leopardi - Wikipedia     
A sinistra, Gabriele d'Annunzio. A destra, ritratto di Giacomo Leopardi, dipinto da A. Ferrazzi nel 1820 circa




Significativa poi è la famosa poesia del poeta Giovanni Pascoli, La tessitrice. La lirica fa parte della sezione finale dei "Canti di Castelvecchio", intitolata "Il ritorno a San Mauro".

La Tessitrice
Mi son seduto su la panchetta
come una volta... quanti anni fa?
Ritratto di Giovanni Pascoli da giovane
Ella, come una volta, s'é stretta
su la panchetta.
E non il suono d'una parola;
solo un sorriso tutto pietà.
La bianca mano lascia la spola.
Piango, e le dico: Come ho potuto,
dolce mio bene, partir senza te?
Piange, e mi dice d'un cenno muto:
Come hai potuto?
Con un sospiro quindi la cassa
tira del muto pettine a sé.
Muta la spola e passa e ripassa.
Piango, e le chiedo: Perché non suona
dunque l'arguto pettine più?
Ella mi fissa e timida e buona:
Perché non suona?
E piange, piange - Mio dolce amore,
non t'hanno detto? non lo sai tu?
Io non sono viva che nel tuo cuore.
Morta! Sì, morta! Se tesso, tesso
per te soltanto; come, non so:
in questa tela, sotto il cipresso,
accanto alfine ti dormirò.


La lirica rappresenta un ritorno al passato per il poeta, che "dialoga" con la ragazza tessitrice, in realtà oramai morta ed infatti "viva solo nel cuore del poeta". Il tema è quello dell'amore perduto e della morte vista come rifugio ultimo. Per un analisi dettagliata della poesia, si rimanda al seguente link:
https://liberacultura2013.wordpress.com/2013/05/14/analisi-e-commento-de-la-tessitrice-di-giovanni-pascoli-da-i-canti-di-castelvecchio/

Il contesto
Dalla poesia si possono evincere alcune informazioni riguardo la tessitura in Italia a fine Ottocento, periodo in cui Pascoli scrive La tessitrice. Questa era un'attività tendenzialmente domestica e artigianale, nonostante ci fossero già da tempo gli opifici in cui il lavoro era parzialmente meccanizzato. La tessitura a casa veniva svolta attraverso telai di piccole dimensioni, seduti davanti "su la panchetta" e si lavorava completamente a mano facendo passare i fili sopra e sotto l'ordito con la spola.

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